rieducazione funzionale in acqua - www.cristiansinisi.it

Vai ai contenuti

Menu principale:

rieducazione funzionale in acqua

Cosa faccio > Tecniche Naturali

Già i medici egizi attribuivano grande importanza a diverse misure igieniche legate all’uso dell’acqua e le donne dei Macedoni erano solite bagnarsi con acqua fredda dopo il parto per prevenire emorragie e come semplice norma igienica. Addirittura nei canti omerici si parla dei riti di purificazione con l’acqua per entrare nel tempio di Esculapio, il dio greco della medicina.
Nella cultura dell’antica Grecia prima ed ellenica poi, ritroviamo resti archeologici di case e bagni e numerosi riferimenti alle virtù curative dell’acqua.

Pindaro (518-446 a.C.): “ l’acqua è ciò che di meglio esiste”.

Pitagora (530 a.C.) raccomandava ai propri discepoli la pratica di bagni freddi e la dieta vegetariana (insieme ad alcune piante medicinale e della ginnastica) per curare il proprio corpo.

Ippocrate (460-377 a.C.) fece largo uso dell’idroterapia sottolineando l’importanza della pelle come organo disintossicante dell’organismo alternando bagni caldi e freddi, ma nello stesso tempo mise in guardia di come l’uso di applicazioni con acqua sia calda sia fredda, potesse danneggiare la salute se non praticate correttamente.

Epoca Romana
Dagli Scritti di Cicerone, Cesare Augusto, Orazio e molti altri si evince come le cure idroterapiche come irrigazioni, docce, bagni totali o parziali, spesso imparate dai medici greci siano diventate importanti presso i romani che diedero loro un forte sviluppo attraverso la diffusione delle terme e delle installazioni balneari. La balneoterapia rappresentò la tecnica idroterapica più largamente utilizzata dagli antichi Romani.

Essi fecero uso, a seconda del diverso tipo di esigenza di quattro tipi di bagni a diversa temperatura:
Frigidarium: bagno freddo usato solo per scopi ricreativi e per breve tempo;
Tepidarium: bagno tiepido situato in una stanza contenente aria calda;
Calidarium: consisteva in un bagno caldissimo;
Sudatorium: stanza riempita di aria calda ed umida per favorire la sudorazione.

L'idroterapia Moderna
Lo sviluppo dell’idroterapia moderna si può incominciare a datare con Sigmund e Johan Hahn i quali iniziarono a curare il tifo con l’acqua fredda, attraverso bagni e spugnature, ma soprattutto dalle osservazioni e applicazioni dell’utilizzo curativo dell’acqua di Vincent Priessnitz e di Sebastian Kneipp che sfruttando l’acqua fredda curarono migliaia e migliaia di pazienti.
È del 1845 il manuale sulla terapia con l’acqua e sulle sue applicazioni scritto dall’abate Kneipp, il quale nel 1880 creò il primo stabilimento termale in Germania.

Loeman e Roen nel 1924 fecero un ulteriore passo in avanti suscitando l’interesse per la moderna ginnastica in piscina.

La “riabilitazione” in acqua nasce intorno al 1925 negli USA, inizialmente per il recupero degli invalidi di guerra, successivamente per il trattamento di altre gravi disabilità. La balneoterapia dunque, utilizzata nei secoli dagli Egizi, Greci e dai Romani con finalità anzitutto igienica, ha raggiunto un ruolo sempre più importante tra le metodiche di riabilitazione, per le disabilità motorie da causa neurologica, ortopedica e traumatologica.

Occorre fare chiarezza tra:


IDROTERAPIA

L'idroterapia è un termine che indica sistemi di cura basati sull'acqua, anche se il successo della terapia non è necessariamente dovuto all'acqua in sé, ma ai risultati ottenibili mediante l'applicazione sul corpo umano di stimoli:
termici (caldo-freddo che si possono quindi ottenere anche con fieno, argilla o altro)
meccanici grazie a maggiore o minore pressione e/o attrito generato sulla pelle
chimici grazie ai preparati che possono essere aggiunti all'acqua
Il termine idroterapia è normalmente riferito alle proprietà fisiche dell'acqua (naturale, termale o medicata), mentre
balneoterapia si riferisce alla cura di affezioni reumatiche o cutanee per mezzo di immersione in acque minerali o termali.

Tra le diverse tecniche utilizzate in idroterapia ricordiamo :

  • Spugnature

  • Impacchi

  • Compresse

  • Fomento

  • Docce o effusioni

  • Bagni freddi

  • Bagni caldi

  • Bagni ipertermici

  • Irrigazioni nasali

  • Bagni e docce parziali

  • Pediluvi

  • Clisteri

  • Semicupi

  • Vapori

  • Sauna

  • Trattamenti con fango, argille o terra medicinali, cagliata di latte

  • Massaggio con ghiaccio

  • Sacchetto di fieno (o patate / semi lino)

  • Fieno greco

  • Rotolo caldo (Heisse Rolle)

  • Compressa di ricino


Per idrochinesiterapia "rieducazione funzionale in acqua"
Per idrochinesiterapia, si intende una metodica che utilizza l’acqua sostanzialmente solo sotto l’aspetto delle qualità fisiche, indipendentemente dalle proprietà farmacologiche relative alla presenza di elementi in essa disciolti; quindi, per meglio comprendere le attività idrochinesiterapia è necessario conoscere la fisica dell’acqua e gli effetti fisiologici dell’immersione, nonché gli effetti degli esercizi proposti.

L'idrokinesiterapia rappresenta, quindi, una terapia naturale ed efficace non solo per il recupero ed il mantenimento dell'apparato locomotore, ma anche per la riduzione dei tempi di recupero (wikipedia).


VANTAGGI DELL'IDROKINESITERAPIA

GLOBALITÀ

L’esercizio in acqua garantisce al paziente un’esperienza di tipo globale che coinvolge la sfera intellettiva, psicologica, sensoriale e motoria. Ciò è dovuto al fatto che in acqua egli scopre una modalità sensoriale e una motricità diverse da quelle a cui è abituato sulla terra. La sensazione è quella di essere avvolti, si percepisce il proprio corpo in modo diverso, ascoltandolo e rilassandosi si può vivere un’esperienza piacevole e benefica.

COMPLEMENTARIETÀ

La riabilitazione in acqua va considerata parte di un programma riabilitativo ed è quindi complementare a tutte le altre metodiche riabilitative indicate dallo specialista. Ciò significa che solitamente un paziente non viene trattato esclusivamente in acqua 21
per raggiungere la guarigione o comunque una condizione di miglioramento del suo stato patologico; l’obiettivo primario è quello di fornire una discreta autonomia al cliente stesso prima di esporsi al carico gravitazionale.

ADATTAMENTO
Ciò che ci si deve porre come obiettivo, iniziando un trattamento in acqua, è di portare il soggetto, attraverso gli esercizi eseguiti in acqua, a stare meglio sulla terra.
L’intervento, quindi, deve ricercare, attraverso un percorso di adattamento alla situazione di immersione, ovvero confrontandosi con le proprietà fisiche dell’acqua e 22
con le costrizioni che ne conseguono, i presupposti affinché il soggetto si muova meglio nella quotidianità.
In altre parole, egli può utilizzare le facilitazioni e le difficoltà che l’esercizio in acqua gli propone per recuperare progressivamente le migliori condizioni motorie sulla terra.
Di conseguenza, per la rieducazione in acqua non vi è una posizione considerata preminente: qualsivoglia modo di stare in acqua può essere utilizzato per raggiungere l’obiettivo prefissato, utilizzando come parametri per la scelta del tipo di intervento la patologia, le condizioni psicologiche, l’età e il momento riabilitativo del soggetto.

SPECIFICITÀ
Per seguire un percorso di adattamento all’immersione, superarne le difficoltà ed ottenere risultati terapeutici soddisfacenti è necessario proporre lavori specifici che utilizzino le caratteristiche fisiche dell’acqua e le conseguenti reazioni del corpo umano immerso. Risulta assolutamente inutile l’impiego di protocolli di esercizi abitualmente utilizzati al lettino o in palestra, senza averli prima analizzati e averne valutato l’utilità relativa all’ambiente che si ha a disposizione. Ciò significa porsi mentalmente in una “logica acquatica” che può essere definita come “pensare acquatico”.

TEMPESTIVITÀ
L’utilizzo dell’acqua a scopo terapeutico permette al soggetto di anticipare l’inizio della rieducazione. In questo modo egli può raggiungere in tempi più brevi una certa 23
autonomia e trovare, di conseguenza, forti motivazioni per proseguire con maggiore entusiasmo la rieducazione.
Inoltre, questa tempestività d’intervento consente di anticipare il passaggio alle altre metodiche “a secco” e, di conseguenza, di accelerare i tempi totali del recupero.

PREVENZIONE
L’esercizio in acqua, grazie soprattutto al lavoro in scarico, determinato dalla diminuzione degli effetti della gravità e dalla conseguente diminuzione del peso corporeo, permette al soggetto di evitare quella serie di inconvenienti tipici della fase iniziale della rieducazione a terra. Microtraumi, infiammazioni, versamenti articolari, dolore e affaticamento sono spesso causa di interruzioni della terapia e necessitano di copertura farmacologica e riposo, ritardando i tempi di recupero.
Inoltre, la condizione di scarico ponderale concede al soggetto la possibilità di non mettere in atto quel meccanismo di difesa e protezione dell’articolazione lesa, così frequente sulla terra, che fa si che l’articolazione si muova il meno possibile al fine di evitare il dolore. Il soggetto, in acqua, prende coscienza delle possibilità motorie della propria articolazione, rilassa la muscolatura, non sente dolore e lavora con ampiezze articolari maggiori.

SIMMETRIA
In acqua è possibile proporre esercizi che permettono al soggetto malato di lavorare in modo globale e simmetrico. Ciò significa poter allenare non solo l’arto o l’emisoma leso, con esercizi di tipo segmentario, ma l’intero corpo in una condizione di scarico ponderale.
Come è noto, spesso gli arti o l’emisoma sani vengono sottoposti a sovraccarichi di lavoro e a compensi posturali per sopperire alle carenze funzionali e al dolore della zona malata. Tale situazione, alla lunga, porta a infiammazioni, dolore e affaticamento anche dei segmenti sani. Avere, dunque, la possibilità di far lavorare anche queste componenti corporee in condizioni di scarico, rappresenta un intervento di prevenzione che si rivela di grande utilità per il recupero funzionale globale del soggetto.
Inoltre, effettuare esercizi simmetrici con gli arti permette al soggetto di valutare le differenze che esistono fra l’arto sano e quello malato e focalizzare l’attenzione sull’esecuzione del movimento dell’arto leso, per effettuarlo in modo ottimale, in quanto l’arto malato si trova in una condizione di facilitazione meccanica


EFFETTI FISIOLOGICI DELL'IDROKINESITERAPIA
A livello cardiovascolare si ricerca un aumento della circolazione di ritorno con conseguente aumento della pressione ventricolare destra, aumento del volume di eiezione, aumento del rendimento, miglioramento della gittata cardiaca maggiore del 30% con abbassamento relativo della frequenza cardiaca. Gli effetti persistono dopo l’uscita della vasca.

A livello renale si osserva una riduzione della produzione di ADH (ormone antidiuretico) e di aldosterone, che è accompagna da un aumento della liberazione di sodio e di potassio. Questo favorisce la diuresi, provoca una riduzione della pressione del sangue e migliora l’eliminazione dei cataboliti, tutti effetti che si protraggono dopo il periodo di immersione.

A livello respiratorio si ha l’azione della pressione idrostatica sul torace, combinata con l’aumento del volume sanguinoso intratoracico, ha l’effetto di aumentare il di lavoro di ventilazione e  ridurre il il volume di riserva respiratoria. L’effetto termico  sull’apparato respiratorio sembra essere limitato ad una riduzione dell’evaporazione destinata alla termolisi.

A livello muscolo-scheletrico abbiamo un miglioramento dell’effetto circolatorio muscolo-legamentoso, con aumento dell’apporto di ossigeno e miglioramento dell’evacuazione dei cataboliti riduzione dell’edema, bonificazione muscolare modulabile, riduzione delle sollecitazioni sulle articolazioni per un lavoro in scarico, immersione graduale per una ripresa al carico graduale e progressiva.

A livello del SNC e del SNP l’immersione ha un effetto rilassante analgesico specie sui dolori cronici, stimolazione sensoriale, stimolazione alle fibre afferenti nei soggetti la cui sensibilità è ridotta, presa di coscienza del corpo e miglioramento della percezione dello schema corporeo, miglioramento della coordinazione motoria e dell’equilibrio, quando si usa l’inerzia dell’acqua, in caso di disfunzione del SNC.

A livello del metabolismo osseo alcuni autori hanno riconosciuto l’azione preventiva e curativa per un aumento della densità minerale ossea e della calcemia, ma questa nozione è ancora alquanto opinabile.


CONTROINDICAZIONI ASSOLUTE
Le controindicazioni assolute sono quelle che impediscono al soggetto di intraprendere l’attività di rieducazione di acqua:

  • Scompenso cardiaco grave;

  • Cardiopatia ischemica acuta o instabile (infarto miocardico acuto recente, angina instabile, angina da sforzo a bassa soglia);

  • Aritmie a rischio elevato;

  • Cardiopatie congenite (forme cianogene, complesse o operate di recente);

  • Cardiomiopatie;

  • Flogosi cardiache acute (pericarditi, miocarditi, endocarditi);

  • Ipertensione arteriosa grave e/o mal controllata dalla terapia;

  • Flebiti

  • Infezioni polmonari attive;

  • Otite cronica mucosa, caratterizzata da secrezione di muco, o purulenta con perforazione del timpano;

  • Incontinenza fecale.


Controindicazioni relative
Nel caso delle controindicazioni relative, deve essere il medico, a valutare ogni  singola situazione concedendo o meno l’idoneità al soggetto:

  • Le epilessie, che verranno valutate in base alla frequenza e all’intensità delle crisi;

  • Gravi disturbi della deglutizione;

  • Incontinenza urinaria: oltre alle manovre di svuotamento della vescica prima di entrare in acqua, si possono utilizzare appositi presidi contenitivi.


Controindicazioni temporanee
Per controindicazioni temporanee si intendono quelle situazioni in cui il medico e il terapista consigliano al soggetto di astenersi dall’entrare nell’acqua per il tempo necessario alla guarigione:

  • Infezioni cutanee (micosi, eczemi, verruche);

  • Congiuntiviti infettive;

  • Eruzioni cutanee non cicatrizzate;

  • Otiti;

  • Malattie infettive dell’infanzia.



BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA

  • Altomare A. “Acquantalgica”, Alea edizioni Settembre 2000.

  • Beaty J.H. “Ortopedia Syllabus” CIC edizioni internazionali, Roma 2002

  • Broglio A. – Colucci V. “Riabilitazione in acqua” Edi Ermes

  • V.Valerio G.Chionna, L’idrokinesiterapia, Timeo 2010

  • Cipriano J. “Test ortopedici e neurologici” Verducci editore, Roma 2003

  • Daniels L. - Worthingham C. “Esame del Sistema Muscolare: tecniche di esplorazione clinica” Verducci editore.

  • Fiocca S. “Fondamenti di anatomia e fisiologia umana”, edizione Sorbona, Milano, II° edizione, 1990

  • Kapandji I.A. “Fisiologia Articolare” schemi commentati di meccanica umana, volume II°, arto inferiore (articolazione del ginocchio). Marrapese editore DEMI , Roma, 1983

  • Mancini A. – Morlacchi C. “Clinica Ortopedica” Piccin editore, IV ° edizione, Padova 2003

  • McArdle W. D. – Katch F.I. – Katch V.L. “Fisiologia applicata allo sport” , Casa Editrice Ambrosiana, Milano 2001

  • Broglio A. e Colucci V. – Riabilitazione in acqua. Edi-ermes, Milano 2001.

  • Pisano R. – La paura dell’acqua. I.P.S.O., Milano 2005.

  • E.A.A. – Rieducazione funzionale – Base. 2007.

  • Mariotti F. – L’idrochinesiterapia come approccio terapeutico nelle lombalgie. Tesi di laurea, Perugia 2004.

  • Ferretti G. e Capelli C. – Dagli abissi allo spazio, ambienti e limiti umani. Edi-ermes, Milano 2008

  • Tesi “l’acqua come strumento rieducativo” Dott. Bortolin Marco 2007-2008 Pavia



 
Copyright 2015. All rights reserved.
Torna ai contenuti | Torna al menu